Scontrino elettronico 2019: cos’è e cosa cambia
Dopo l’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, in vigore dal 1° gennaio di quest’anno, è arrivato un nuovo cambiamento dal punto di vista fiscale e amministrativo, che riguarda altre categorie di aziende e attività che non erano state incluse nel precedente provvedimento.
Stiamo parlando dello scontrino elettronico, che dal 1° luglio 2019 deve essere emesso al posto del tradizionale scontrino fiscale.
In questo articolo vogliamo fare chiarezza su questo argomento, sia dal punto di vista applicativo e tecnologico che organizzativo e metodologico, approfondendo:
- cos’è lo scontrino elettronico;
- cosa cambia con lo scontrino elettronico;
- come si devono adeguare i commercianti.
Cos’è lo scontrino elettronico
La nuova legge di bilancio 2019, che ha rivisto sotto molti aspetti la gestione delle entrate fiscali in Italia, ha previsto la sostituzione dello scontrino fiscale con un documento elettronico da trasmettere per via telematica direttamente all’Agenzia delle Entrate.
In sostanza, diciamo addio ai tradizionali scontrini e cominciamo a prendere confidenza con le nuove disposizioni.
Questo cambiamento riguarda, oltre ai consumatori, tutti i proprietari di attività di commercio al minuto e assimilato (articolo 2 del D.Lgs. del 05/08/2015 n. 127). Le uniche esonerate da questo nuovo obbligo sono alcune categorie, quali i giornalai, i tabaccai, i tassisti e i venditori di prodotti agricoli, per i quali rimane comunque l’obbligo di rilasciare ricevuta cartacea.
Il cambiamento, ad ogni modo, è graduale. A inaugurare l’era dello scontrino digitale dal 1° lugliosono solo i contribuenti con ricavi superiori a 400mila euro, mentre per tutti gli altri – anche i più piccoli – la scadenza sarà posticipata a gennaio 2020.
Questo cambiamento, nella pratica, si traduce in un maggiore controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate, che riceverà i corrispettivi al momento dell’emissione dello scontrino elettronico. Per fare questo, però, sarà necessario per i commercianti acquistare o adattare i propri registratori di cassa, in modo che possano trasmettere le informazioni in modo digitale.
Per questi cambiamenti, lo Stato riconosce nel biennio 2019-2020 un contributo del 50%, fino a un massimo di 50€ per i registratori aggiornati e di 250€ per quelli nuovi.
Cosa cambia con lo scontrino elettronico
Come detto, il principale cambiamento visibile riguarda l’assenza dello scontrino cartaceo, ma ci sono molti e importanti aspetti che i commercianti dovranno comprendere e tenere in considerazione nello svolgimento delle proprie attività.
Per cominciare, i registratori di cassa potranno essere registratori telematici (in sigla RT) o server telematici (ST) e, per chi li acquista nuovi, dovranno corrispondere ai modelli approvati dall’Agenzia delle Entrate. Esiste anche una procedura gratuita per la registrazione degli scontrini elettronici, messa a disposizione sul portale “Fatture e corrispettivi” dell’AdE.
A meno che non richieda la fattura, al cliente viene comunque rilasciato un documento commerciale in sostituzione al vecchio scontrino. Tale documento è valido ai fini fiscali e può essere utilizzato per certificare le spese per deduzioni e detrazioni.
I registratori di cassa dei commercianti, di conseguenza, dovranno ancora essere in grado di stampare lo scontrino e questo rimarrà valido anche come documento di garanzia o per il cambio merce.
Scontrino elettronico 2019: come si devono adeguare i commercianti
Ora che abbiamo visto i principali cambiamenti portati dall’introduzione dello scontrino digitale, vediamo anche quali sono gli obblighi dal punto di vista amministrativo.
Se è vero che i nuovi registratori telematici faranno il grosso del lavoro, ovvero trasmettere le informazioni di vendita direttamente all’organo preposto, è necessario sottolineare che al commerciante rimangono ancora importanti incarichi. Stiamo parlando della conservazione e della memorizzazione dei dati.
A tutti i contribuenti con attività di commercio al minuto e assimilato viene chiesto di memorizzare gli scontrini elettronici prodotti nel registratore di cassa e di inviarli attraverso l’applicazione web “Fatture e corrispettivi” prima citata.
La seconda richiesta prevede invece la conservazione degli scontrini digitali per la consueta durata di dieci anni, come previsto dal Codice Civile, fiscale e contabile, oltre che dal Codice dell’Amministrazione Digitale.
A differenza di quanto accade per la fatturazione elettronica, dove l’Agenzia delle Entrate offre un programma gratuito per la conservazione (con i limiti che abbiamo descritto qui), ciò non avviene per quella degli scontrini digitali.
Questo significa che dovranno essere i produttori dei registratori di cassa e dei software che dovranno affidarsi a imprese specializzate nella conservazione a norma di tali scontrini.
Questi obblighi, assieme a quelli visti precedentemente, sono effettivi dal 1° luglio, e la non osservanza sarà punita con cospicue sanzioni. Non sono esclusi da questi provvedimenti né gli esercizi commerciali in zone ancora non completamente coperte dal servizio internet, né i contribuenti che continueranno a documentare le vendite con i tradizionali registratori di cassa (risposta n. 9/E/2019 dell’Agenzia delle Entrate).
Le penali saranno pari al 100% dell’imposta riguardante l’entrata non documentata e, se l’errore si ripresenterà per quattro volte in un lasso di tempo di cinque anni, è prevista anche l’aggiunta di una multa accessoria che sospende l’esercizio commerciale per un periodo che può variare dai 3 giorni al mese.
Come detto, al cliente viene comunque rilasciato un documento commerciale, in sostituzione al vecchio scontrino, per certificare le spese per deduzioni e detrazioni. Con Captio, software professionale per la gestione delle spese, è possibile estrarre in automatico le informazioni contenute nello scontrino, scattando semplicemente una foto con lo smartphone e inviando i dati al proprio gestionale aziendale.
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